Una scena vista tante volte, si è ripetuta la scorsa settimana, all’ora di pranzo, in un albergo. L’addetto ai vini è di corsa, ci sono molte persone, e diversi tavoli che lo aspettano per ordinare da bere. Un cliente spazientito si alza e gli va incontro, per chiamarlo. E lui, imbarazzato e arrossito di colpo, risponde: “Sono da solo, faccio quello che posso!”

E’ stato penoso da vedere, peggio ancora, credo, sia viverla, questa necessità di giustificarsi, di spiegare ciò che è già evidente. Questo sentirsi in colpa, ed aver bisogno di sentirsi compreso. Quando bastava dire: “Vengo subito!”

Tutti noi sappiamo quanto la situazione peggiori quando, anzichè sentirci capiti, ci sentiamo rispondere: “Non è colpa mia, doveva pensarci il mio collega.” o, addirittura “Fanno tutti così, lo faccio anche io.”

Ogni volta che ci giustifichiamo perdiamo punti.

Ogni volta che ci giustifichiamo offriamo il fianco, accampiamo scuse che verrano, quasi sicuramente, ritorte contro di noi.

Ogni volta che sentiamo di avere sbagliato qualcosa, ed annaspiamo alla ricerca di un buon motivo da addurre come scusa, stiamo precipitando verso il basso.

Molti possono essere i motivi per cui vorremmo essere perfetti o, quanto meno, non essere colti in fallo.

Molti possono essere i modi in cui qualche nostro familiare, spesso un genitore, ci ha “installato” un senso di colpa, che affiora appena sentiamo di avere scontentato qualcuno.

Nel mio percorso di crescita personale ho “praticato” per diversi anni l’osservazione delle mie giustificazioni. E’ uno dei lavori su se stessi più duri, quello che ci obbliga a vederci così come siamo. Quello che mi ha sconvolta, a suo tempo, è stato scoprire che ho giustificazioni per ogni cosa. In altri termini, potrei dire che “ce la raccontiamo” sempre. La nostra “macchina pensante” ha bisogno di sapere il perchè ed il percome, e se lo crea.

Ma, soprattutto, le giustificazioni ci servono per non vedere le molte “maschere” che indossiamo. Il significato di “persona”, dal greco, è “maschera”, e noi ne abbiamo una per ogni situazione. Se potessimo vederci come siamo veramente, se ci accorgessimo che ciò che abbiamo appena criticato in qualcuno è esattamente ciò che facciamo anche noi in altri luoghi, non potremmo sopportarlo.

Le giustificazioni ci permettono di mantenere il nostro carattere com’è, ci permettono di ritenere “degne” le nostre emozioni negative. Diamo la colpa a qualcun altro delle nostre re-azioni, ci diciamo che abbiamo fatto benissimo e, quando non sappiamo più nemmeno noi qual era il motivo reale, ci raccontiamo che è una “questione di principio”. Cioè adduciamo spiegazioni a noi stessi ed agli altri per qualcosa che non avrebbe, in sè, nessun valore.

Restarsene zitti, anzichè re-agire come faremmo di solito, è una prova ardua, ma efficace. Ascoltare l’agitazione e la frenesia DENTRO DI NOI, la voglia di sottrarsi e scomparire…riuscire a restare lì e, magari, fare solo ciò che è necessario fare, ci aiuta a vedere la situazione com’è realmente.

Spesso ciò che fa scatenare un’emozione negativa non è ciò che sta accadendo ora, ma ciò che già abbiamo vissuto nel passato. Re-agire con tutta la veemenza che sentiamo dentro creerebbe un problema in più…

In questo periodo molti sono sottoposti ad una pressione molto forte; le situazioni e le illusioni portate avanti per decenni si stanno sgretolando, perfino le solite giustificazioni non reggono più…

Accorgersi di essere in una trappola è il primo passo per volerne uscire, approfittiamo degli sconvolgimenti di questi mesi per portare alla luce la Verità…per quanto dolorosa possa essere, la luce che solo la Verità accende, illuminerà tutto il resto del cammino…

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