E’ chiaro, ormai, che più si percorre una via di crescita, o di evoluzione, che dir si voglia, e più ci si toglie strati e strati di carattere, personalità, ego, eccetera, eccetera, eccetera.
Sembra proprio che il risultato agognato sia arrivare a quello stato di unione con il Tutto in cui ti dissolvi e non esisti più, sei un Nulla che contempla se stesso e l’Universo intero, sei una minuscola particella d’Infinito e godi immensamente di vibrarne all’unisono, ci sei, ma non ci sei più.
Una magnifica sensazione di beatitudine che ho provato alcune volte, per un tempo che è sembrato lunghissimo ma era, purtroppo, limitato.
La fregatura è proprio questa, che non dura.
Quindi, mentre il resto del mondo cerca di rendersi visibile, di apparire, di farsi conoscere, di scrivere libri e firmare dediche in affollate presentazioni, io sono alle prese con il fatto che il mio “personaggio” continua ad esistere, malgrado tutto.
Sarà perché sono nata in questo benedetto mese d’agosto, sotto il segno del Leone, con tutto questo fuoco che divampa, e questa calura, e questo fatto che il re della foresta, dovunque lo metti, non può proprio fare a meno di farsi notare?
Da adolescente timida e complessata che ero, mi sono poi mascherata da ragazzina con la lingua tagliente, da giovane moglie bisognosa d’affetto e lamentosa, da donna in cerca d’approvazione che organizzava pranzi e cene luculliani, da madre attenta all’alimentazione che spaccava le “palle” a tutti per le proprie scelte biologiche e naturali, da attenta alla Medicina Naturale, che spiegava a chiunque il significato profondo dei suoi sintomi, da impegnata sul cammino della conoscenza di Sé, che ne sa sempre qualcuna in più degli altri, da saggia conoscitrice dell’animo umano, e via così.
Di tutto questo ho fatto palate e palate di letame, che ho ammucchiato in pigne sempre più alte, cercando di togliere e spalare e ripulire, chè, se un giorno dovessi temere di non lasciare una traccia del mio passaggio su questa Terra (non avendo scritto best-sellers!) ci sarebbero comunque queste due o tre montagne di concime che, al confronto, le piramidi di Giza impallidiscono.
Uno dei miei ex-Maestri diceva che “più diventi consapevole e meno occupi spazio”.
A quanto pare, io ne occupo ancora parecchio! 🙁
E’ che il mio, come cita il titolo, è davvero un personaggio ingombrate da far sparire! Più mi sembra di averlo arginato e circoscritto, e più viene fuori in modo subdolo e sottile, tanto che io nemmeno me ne accorgo.
Adesso non rompe poi più così tanto le palle, è molto più tranquillo e meno occupato a mettersi in mostra, eppure parla sempre troppo, e si dilunga, e si racconta a più non posso. Le (pochissime) amiche rimaste si azzardano, a volte, a far notare che avrebbero voluto tanto poter dire qualcosa anche loro, nello spazio di un incontro.
Ma allora, mi direte, tutte quelle super-pippe che ci rifili continuamente sull’amare se stessi, e diventare se stessi, e rispettare se stessi? Come hai potuto subire ugualmente un sacco di cose che non volevi ed accettare che ti mancassero di rispetto così a lungo?
Qui ci vorrebbe una bella formula matematica che risolvesse l’enigma, una cosa tipo:
A quanto pare, però, la formula magica non esiste, così mi tocca continuare ad accettare che la Vita mi mostri, man mano, tutto quello che ancora c’è da spalare via, confidando che i prossimi quarant’anni siano sufficienti a smantellare sempre di più il personaggio per farlo fondere nella meraviglia dell’Universo.
Che, come minimo, lui si aspetta di diventare una costellazione luminosa nel cielo stellato. 🙂
Però, in questa estate che sta finendo, nei giorni passati in riva al mare, che mi danno sempre magnifiche e folgorati intuizioni, ho formulato davvero la mia (attuale) concezione di cosa sia la Consapevolezza (la perfezionerò sicuramente negli anni a venire).
Ad oggi, tutti gli anni passati sul cammino della conoscenza di me mi hanno fatto comprendere che Consapevolezza è:
- Accorgermi di aver fatto una cazzata
- Accettare di aver fatto una cazzata
- Perdonarmi per aver fatto una cazzata
- Andare avanti
Questo spiega anche molto brillantemente perché non racchiudo in un libro le mie straordinarie comprensioni. 🙂
Sì, ecco, se fossi un ingegnere direi che “lo stato avanzamento lavori” attuale è quello che ho sopra descritto.
E non sottovaluterei per niente il coraggio da Leone che ci vuole nell’andare avanti prendendo sempre più consapevolezza dei miei limiti e delle continue cazzate che faccio (inconsapevolmente) per poi portarle a livello di coscienza.
Sì, è vero, il personaggio è ingombrante, esiste ancora, ma è malconcio. Lo tratto con tenerezza e comprensione, anziché con male parole e giudizi pesanti, come facevo un tempo.
La verità è che un po’ mi piace e non sono ancora pronta a disfarmene completamente, per annullarmi nel Tutto, per diffondermi nell’aria e vibrare come una particella d’Infinito. La nostra è un po’ una convivenza di fatto, in cui ognuno si prende i suoi spazi, e spesso finiamo per ignorarci e non ricordarci nemmeno dell’esistenza l’uno dell’altro, fino a quando qualche evento non ci richiama a renderci conto che esistiamo entrambi, e che ancora stiamo insieme.
Per quanto ancora, non è dato saperlo.
Valeria Pisano
Vuoi capire come è possibile trasformare la tua esperienza in modo da ottenere risultati diversi?
Voilà….settimane che sto facendo a pugni con pezzi di me, dal mio compleanno leonino in avanti, e ne esco suonato, e tu pubblichi questa folgorazione. Speriamo che ci riusciamo, ma se non ci si riesce, vabbè, sarà stato almeno un personaggio notevole e gagliardo. Grazie! Forte abbraccio.
Non sono un Leone, sono un Cancro, ma la tua storia rammenta molto la mia storia……mi fai compagnia aiutandomi ad andare avanti. Specialmente adesso…….ho particolarmente bisogno di vivere il ME STESSA e avere coraggio……so che ce la posso fare……Grazie Valeria
Grazie Valeria,
se mi permetti volevo aggiungere un paio di apporti per quella che la mia esperienza di potenziale crescita.
Il primo apporto viene da un mio amico, che è una persona semplice ma sensibile, quando dice “tutto ha un perché”. Tutto ha un perché sembra banale ma in realtà aiuta nel lungo percorso di graduale scioglimento della rabbia, cioè quando si cominciano a vedere i propri sensi di colpa. Ad esempio, banalmente, se io in dato istante di rabbia, auguro tutti i mali a qualcuno, c’é un perché, e rammento poi la scena a posteriori, cercando di cogliere i miei coefficienti karmici, e cercando di risalire per fare breccia nel muro della mente ignorante, che ignora.
Il secondo apporto è ‘ roba da maestri’: se tu hai avuto esperienze di vario tipo , sei una ricercatrice saprai che nello Zen e nel Chan esistono i koan, che allena praticamente un po’ tutto compresa la demolizione dell’Io. Un koan, quello della Volpe, ti consiglio di dargli un’occhiata.
Realizzandolo, la memoria di un evento diventa simultanea ai fenomeni: questa per me é la retta meditazione del Dhammapada.
Saprai che un koan non si capisce ma si realizza, vedrai che se ci riuscirai negli anni la realizzazione di un koan é completa, e tra le varie conseguenze quindi la demolizione dell’ego è una delle conseguenze
grazie Valeria
Grazie Valeria,
sembra che la maggioranza di noi senzienti siamo legati a passare dal l’intellettualismo e dalle esperienze belle e brutte, ma non te ne pteoccupare. :).
Se mi permetti volevo aggiungere un paio di apporti per quella che la mia esperienza di potenziale crescita.
Il primo apporto viene da un mio amico, che è una persona semplice ma sensibile, quando dice “tutto ha un perché”. Tutto ha un perché sembra banale ma in realtà aiuta nel lungo percorso di graduale scioglimento della rabbia, cioè quando si cominciano a vedere i propri sensi di colpa. Ad esempio, banalmente, se io in dato istante di rabbia, auguro tutti i mali a qualcuno, c’é un perché, e rammento poi la scena a posteriori, cercando di cogliere i miei coefficienti karmici, e cercando di risalire per fare breccia nel muro della mente ignorante, che ignora.
Il secondo apporto è ‘ roba da maestri’: se tu hai avuto esperienze di vario tipo , sei una ricercatrice saprai che nello Zen e nel Chan esistono i koan, che allena praticamente un po’ tutto compresa la demolizione dell’Io. Un koan, quello della Volpe, ti consiglio di dargli un’occhiata.
Realizzandolo, la memoria di un evento diventa simultanea ai fenomeni: questa per me é la retta meditazione del Dhammapada. É un passaggio dalla mente ignorante alimentata dall’ego alla Mente di Buddha, la non mente: chiamala consapevolezza se vuoi (che, tra l’altro, non é Coscienza, sta su un piano piú sottile, meno grossolano).
Saprai che un koan non si capisce ma si realizza, vedrai che se ci riuscirai negli anni la realizzazione di un koan é completa, e tra le varie conseguenze quindi la demolizione dell’ego è una delle conseguenze.
Hai visto come sono anche io intellettuale 😉 ?
grazie Valeria
Ciao Valeria,
non pensi che poi alla fine il problema risieda nel chakra della gola. Io trovo tantissima difficolta’ a controllarmi. Sovente mi pento per aver parlato troppo e penso che solo il silenzio ci possa portare a quella dimensione di cui tu parli.
Un caro saluto. Con affetto Sandra
Hai perfettamente ragione Valeria, anch’io mi sento cos’ì, compiaciuto nello stato in cui sono adesso, poi se crescerò… amerò quella condizione, ma adesso abbraccio quel che sono senza quei tanti sterili giudizi di una volta, adottando di volta in volta piccoli aggiustamenti.
Grazie di tutto Valeria.
Alla fine allora l unica cosa che ha davvero senso è la consapevolezza.
Tu dici che ti sei alla fine accorta di aver fatto un sacco di stupidaggini. Come tutti credo. Anche io ovviamente. Allora esserne consapevoli è la chiave. Ancora meglio sarebbe rendersene conto appena la si sta facendo . Sarebbe essere presente a se stessi.
Nell’ infinito mare do maestri senza macchia che ci circondano. Tu Valeria ti sai distinguere per la tua semplicità ed onestà. Ti ammiro molto. Grazie per tutto il ed po che dedichi nonostante il tuoi impegni. Per noi che alla fine non conosci. Bacione