dentro la tempesta di emozioniIeri ho parlato al telefono con un’amica, che ha terminato da poco un percorso di Coaching, che mi ha raccontato gli straordinari effetti della sua trasformazione interiore. Pensando a lei, mi sono ricordata della sua prima sessione, quando mi ha raggiunta – arrivando da lontano – sotto un temporale estivo che somigliava a un diluvio universale, percorrendo strade inondate d’acqua, e bagnandosi completamente per arrivare dal parcheggio al mio studio.

Quell’inizio dava già l’idea di quello che sarebbe stato il suo Cammino e, se ne scrivo, è perché rappresenta l’esempio perfetto di cosa significhi tuffarsi in profondità dentro di sé, per affrontare i propri mostri.

 Non tutti riescono a stare dentro la tempesta, e spesso noto che, più la persona SENTE d’essere vicina al temporale emotivo, e più cerca di allontanarsene.

In cosa consiste stare dentro la tempesta? Non si tratta – come una bella frase lascia intendere – di imparare a danzare sotto la pioggia, perché quello avviene dopo, quando i mostri si sono disciolti nell’acqua, e sono scivolati a rivoli nei tombini. Si tratta, invece, di farsi attraversare da quelle sensazioni fastidiose e irritanti, che abbiamo represso per tutta la vita.

SENSAZIONI ED EMOZIONI REPRESSE

Una di queste è la rabbia, che per decenni è rimasta nascosta, sin da quando abbiamo dovuto rinunciare al nostro Essere più vero, quello che manifestavamo da bambini, accorgendoci che davamo fastidio, e che non potevamo essere come avremmo voluto. Una rabbia potente e devastante, anche perché è con noi stessi che siamo arrabbiati, per esserci ignorati così a lungo.

Un’altra sensazione terribile è la disperazione, la tristezza di sapersi soli, incompresi, separati da ogni cosa.

Non è facile stare nella vita quotidiana e lasciare affiorare queste emozioni; aggirarsi di notte tra la camera e il divano, senza poter dormire, ascoltando la tempesta che si muove dentro; lasciare che i familiari si accorgano del nostro nervosismo e darci lo stesso il permesso di sentirlo, senza reprimerlo.

Accorgersi di aver creato una Vita basata sulla falsità, cercando di non far male a nessuno, di aiutare tutti, di adattarsi continuamente, raccontandosi di essere al sicuro, tenendosi dentro una marea di scontentezza, pur di fare quello che fanno gli altri, è davvero una grossa botta.

RESTARE NELLA TEMPESTA EMOTIVA

Ci sono traumi da riconoscere per ciò che sono, per poterli finalmente lasciar andare; ci sono il bambino o la bambina che siamo stati, ancora lì, sconsolati, che aspettano chi li accoglierà tra le braccia e li rassicurerà; c’è da accettare questo scuotimento interiore, senza negarlo, neppure a sé…

Questo è stare nella tempesta delle emozioni: togliere un coperchio e lasciar venire a galla quello che chiede di uscire, senza perdersi, senza nascondersi, semplicemente restando lì; stare dentro la tempesta, senza scappare, finché non si placa da sola.

Ho letto che i bambini di questo hanno bisogno: non essere coperti di regali, non essere accontentati sempre, ma accompagnati, da un genitore che resta lì, con loro, anche se piangono, anche se fanno i capricci, anche se esagerano. Un genitore che sappia dire di no, e che sia in grado di esserci anche quando il bambino non si comporta secondo le regole, per contenere, per sostenere. Non so se questo possa bastare, se davvero sarebbe stato diverso, se ci avessero amato anche quando davamo fastidio, se ci avrebbe fatti sentire accolti, anche in quello che veniva considerato ‘errore’…

Quello che so per certo è che questo processo di trasformazione dobbiamo compierlo noi, da adulti, per noi stessi; nessun altro lo può fare al posto nostro. 

UNA NUOVA VITA

E se mi accetto e mi abbraccio durante la tempesta, quanto sarà felice il ritorno della quiete, quanta Gioia scaturirà dal risplendere dell’arcobaleno?

È incredibile quanto sia semplice, scoprire che è l’amore per noi stessi ciò che ci manca, e che imparare a donarcelo è la più grande conquista della nostra vita!

Le cose belle accadono dopo, e bisogna scriverne proprio per questo, perché la maggioranza non si permette di attraversare la tempesta, quindi non saprà mai cosa significhi esserne usciti.

È la stessa cosa di quando finisce il temporale, in cui tutto è più nitido, forte, con colori vivi, come se tutte le lacrime e la pioggia avessero lavato via le impurità di decenni; le sensazioni tornano a essere chiare, definite, e le riconosco per quello che sono: se sono contenta, c’è gioia, se sono infelice, c’è tristezza, se non mi sto ascoltando, c’è fastidio e rabbia.

L’intuizione si fa enorme, come se, quando devo prendere una decisione, ci fossero ovunque delle scritte luminose e lampeggianti che dicono NO, oppure SÌ; iniziano ad accadere strane cose, per cui tutti mi parlano quasi per confermarmi ciò che penso, e arrivano situazioni che sembrano ritagliate alla perfezione per ciò che SENTO. La direzione, la MIA, diventa chiara, e netta, e magicamente percorribile grazie a sincronicità straordinarie, e connessioni incredibili, a continue concatenazioni di eventi.

La vita diventa ciò che io definisco “una Vita che Vale la Gioia” ed è così bella da vivere che – finalmente – scopro i Doni fantastici che mi sono stati riservati, solo per il fatto di essere viva, e di accorgermi di ESSERE QUI.

Ecco di cosa abbiamo parlato al telefono, e non c’è onore più grande, e gioia che fa scoppiare il cuore, come quella di accompagnare qualcuno a incontrare il proprio Sé!

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