VITA NASCOSTA NELL'EMOZIONELa vita è nascosta nell’emozione perduta, ma le persone non lo sanno.

Accade, non spesso, però accade, che, proprio quando riesco a far cogliere a qualcuno la differenza che ci può essere tra vivere in modo controllato e piatto, e la straordinaria potenza delle emozioni rimosse, che darebbero intensità e profondità all’esistenza, la persona trovi delle scuse per non proseguire il percorso iniziato.

Capisco molto bene cosa voglia dire restare nel “proprio brodo”, in quell’inconsapevolezza che non fa distinguere tra il proprio benessere e andare avanti con il solito andazzo, che sembra, davvero, la normalità più assoluta. E, infatti, lo è, perché questa società malata si basa proprio su questa condizione condivisa di freddo distacco dalle proprie emozioni, di distanza dalla parte più vera e fragile di sé, dall’ostinata ignoranza di cosa voglia dire essere feriti e sofferenti. Andiamo avanti così, a correre a destra e a manca, per non sentire la sofferenza, il dispiacere, la perdita, l’abbandono, il rifiuto di sé.

C’è insoddisfazione, c’è tristezza, ci sono continue domande sul “come mai succede questo?”, c’è l’aspettativa che accada qualcosa di meglio – delegata a chissà cosa o a chissà chi – e anche la certezza che non verrà “mai una gioia”, quindi, che altro si può fare se non continuare così?

Poi, magari, inizia la ricerca, di qualcosa o qualcuno che possa aiutare a districarsi in queste sopite e stanche sensazioni, in cui predomina la percezione che la morte mi troverà così, già disteso nella tomba, già arreso, già morto, a meno che io non faccia qualcosa di rivoluzionario.

Se sono arrivato a non poterne più, se ho toccato il fondo, la spinta che mi do è decisa, forte, motivante, e qualcosa succede; inizio la ricerca e arrivano le persone giuste, quelle che mi aiutano a fare i passaggi necessari, per smantellare la corazza, e ritrovare quel “me stesso” sepolto sotto strati di drammi passati e personalità.

Se, al contrario, ci sono troppi vantaggi da perdere, e riesco ancora a galleggiare, ecco che la possibilità di tirarmi indietro inizia a brillare, con i suoi allettanti specchi per le allodole. Perché mai dovrei continuare a investire per me stesso, quando ci sono i saldi e potrei comprarmi proprio quelle due o tre cose che desidero da tanto? Perché mai dovrei mettermi ad ascoltare tutta questa insoddisfazione, quando posso continuare con lo stesso lavoro, con lo stesso partner, con la stessa vita, che non è poi così male? Perché mai dovrei lottare contro i mulini a vento, quando so che nessuno mi capirebbe, e dovrei fare continue battaglie per conquistarmi la possibilità di vivere come piace a me, facendo quello che amo fare, che non so neanche cos’è – perché non c’è niente che m’interessi davvero, che mi piaccia davvero, al punto di urlare al resto del mondo: “Io adesso smetto di fare quello che fate tutti, e inizio ad ascoltarmi!”.

Dunque, accade, quello che – per fortuna – non è accaduto a me, che ho scelto, con la dovuta incoscienza, di fare la rivoluzione; accade, dunque – sì, lo so, mi ripeto – che la scusa diventi la verità cui qualcuno sceglie di credere, e la rinuncia a sé torni a essere la normalità.

COS’È L’EMOZIONE?

E io resto qui, a sentire questo dispiacere, per un’Anima che si sottrae dal ritrovarsi, e sceglie di ignorarsi; e mi chiedo se davvero ho fatto abbastanza, nel descrivere quella Vita agognata, ricca di emozioni straordinarie, piena di passione, di entusiasmo, di gioia; mi chiedo se qualcun altro saprà mostrare l’intensità dell’aprire gli occhi e vedere cose meravigliose, nell’aspirare il profumo di un fiore, nel gustare un frutto maturo, nel toccare una mano, un braccio, un viso, nell’ascoltare i richiami degli uccelli, dei dialoghi che fanno tra loro, mentre scendono in picchiata e risalgono, per poi tuffarsi di nuovo.

In quelle emozioni perdute, congelate e pietrificate durante l’infanzia per le dolorose ferite vissute, si nasconde la Vita, quella vera, quella con la maiuscola, quella in cui ogni giorno è un Dono speciale, una scoperta continua di sensazioni e percezioni, sia grossolane sia sottili, sia materiali che profonde e inconsce.

Le emozioni passano e vanno, ci toccano, ci sciolgono in lacrime, ci commuovono, ci fanno sentire le emozioni altrui come fossero nostre, ci impediscono di ignorare cosa accade dentro e fuori di noi. Ci rendono vivi, poiché “l’unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente”(*), come un corpo morto fa.

vita nascosta nell'emozione

 

“Ho imparato che ogni mortale assaggerà la morte, ma solo alcuni gusteranno la vita.” (Rumi)

 

Se solo potessi dare la misura di quanti strati mi sono tolta di dosso, continuando a persistere nella ricerca di me; se potessi convincere qualcuno che non c’è investimento migliore, e raccolto più grande, di quello che si ottiene facendo corsi e percorsi per andare sempre più in profondità; se potessi far vedere la differenza che c’è, tra quella che ero e quella che sono, tanto grande che neppure mi riconoscerei, se m’incontrassi – eppure qualcuno crede che io sia ancora la stessa!

Se solo riuscissi a far capire quanto è prezioso, passare di nuovo dalla sofferenza rimossa, per attraversare quel dolore in modo differente, da adulto, per poi vederlo scomparire, dissolversi, liquefarsi, svanire, come neve al sole! Se solo potessi mostrare la ricchezza di una Vita ritrovata, scoperta, accesa, in connessione con ciò che è Vivo, con gli elementi della Natura e dell’Universo, di cui sono parte integrante, e vitale!

Se solo potessi mostrarvi quanto Amore c’è, in questo SENTIRE, quanta vibrazione, quanto flusso, quanto palpito, quanta abbondanza infinita!

(*) cit. da “Fango“, Jovanotti (Lorenzo Cherubini)

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