essenzaVIVERE SECONDO LA NOSTRA ESSENZA

Nella Newsletter di ottobre ho scritto che il tema di questo mese è RIGENERARSI, cioè generarsi di nuovo, che, per me, significa iniziare a vivere secondo la nostra essenza.

ESSENZA E PERSONALITÀ

L’essenza è ciò che è realmente nostro, sono le caratteristiche uniche e straordinarie con le quali veniamo al mondo, i talenti e la missione di questa incarnazione. La personalità è ciò che apprendiamo su questo pianeta, grazie all’educazione e agli esempi ricevuti dai genitori e dal contesto in cui viviamo.

Secondo Gurdjief, in realtà sviluppiamo una “falsa personalità”, cioè qualcosa di molto lontano dalla nostra essenza, per adattarci e sopravvivere nel sistema familiare e sociale in cui ci veniamo a trovare. Alice Miller parlava di un “falso sé”, che sviluppiamo come difesa rispetto alla nostra parte più fragile e vulnerabile, che ha ricevuto molte ferite durante l’infanzia. Potrei continuare a lungo, perché quasi tutti i grandi studiosi della personalità umana sono concordi su ciò che anche le neuroscienze hanno dimostrato: nei primi anni di vita si forma la struttura di base del nostro cervello, grazie alla quale continuiamo a riprodurre schemi di comportamento per il resto della nostra vita.

Poiché quello che abbiamo appreso durante l’infanzia ci è stato trasmesso dalle figure di riferimento più importanti di quel periodo, va da sé che, spesso, ci troviamo a costruire un’esistenza basata sulle aspettative, le esigenze e i valori di qualcun altro. È molto comune ritrovarsi a una certa età con molti rimpianti, e rendendosi conto di non aver seguito le proprie reali aspirazioni.

COSA CONTA DAVVERO PER NOI

Grazie a un commento scritto sotto un mio post, ho avuto modo di conoscere l’esperienza di Angela Bosca (Infermiera e Naturopata), e le ho chiesto di poterla condividere in questo articolo. Ecco il suo racconto:
“Dopo 32 anni di lavoro in ospedale, sono esplosa e caduta in depressione, da cui con fatica mi sono rialzata…Mi sono licenziata e ho cominciato un corso triennale di naturopatia. È stata durissima ricominciare a 52 anni, ma stavo morendo dentro, e il mio corpo e la mia anima me l’hanno fatto capire in tutti i modi...”
Quando le ho fatto i complimenti per il suo coraggio, Angela mi ha risposto: “Dipende dai punti di vista! Per la maggior parte di chi mi conosce, ho fatto un grande sbaglio a lasciare un lavoro da dipendente, sicuro e ben retribuito, per un ignoto futuro di cui non so nulla…Ma, nel profondo, so di aver fatto la scelta giusta perché mi sento finalmente serena.”

Seguire la propria essenza vuole dire, quasi sempre, scontrarsi con la disapprovazione e l’incapacità di capire del mondo circostante. Ma la propria anima chiama, prima o poi, a seguire la propria vera natura, a dare spazio a ciò che nutre e fa stare bene, e questo dà la forza e il coraggio di continuare a seguire la propria strada, a qualsiasi età.

Come spiega Angela: “Quando vai controcorrente, spesso semini il deserto e il giudizio intorno a te, e ti capita di sentirti sbagliata. Ma sono al terzo anno di naturopatia e provo un entusiasmo tale frequentando questo corso, che mai ricordo di avere avuto in gioventù! La riflessologia plantare mi sta appassionando e, anche se non so dove tutto questo porterà, vado avanti…Devo avere fiducia nell’universo e in ciò che porterà!”

I RIMPIANTI ALLA FINE DELLA VITA

Le ho chiesto come ha fatto a raggiungere questa chiarezza di intenzioni e questa fiducia.
“Sono stata facilitata” – mi dice Angela – “perché ho lavorato in un reparto oncologico, assistendo delle bellissime anime vicine alla morte. Il loro unico rimpianto era quello di non aver vissuto veramente i propri talenti, creando molta sofferenza in chi stava loro vicino, lasciando strascichi di incomprensioni e amore inespresso…Invocavano altro tempo, volevano ancora tempo per aggiustare le cose…il tempo che avevano sprecato durante la vita, come tutti noi del resto. Nessuna parola sulla pensione che non avrebbero mai preso, sulle lauree conquistate, sulle case e le macchine comprate! I rimpianti riguardavano il bene più prezioso, che è il tempo, e le incomprensioni affettive rimaste aperte. Per me è stato un messaggio potente, che ha dato il via a stravolgere una vita che non mi apparteneva più e che mi stava facendo ammalare.”

Angela continua: “Mi sono rispecchiata in pieno in quel modello di vita distruttiva, che mi stava allontanando dagli affetti più cari, e ho dovuto riconoscere che, dove ero, non riuscivo a fiorire. La morte per tumore di una mia collega, di soli 54 anni, mi ha dato la spinta finale. Come vedi sono stata molto aiutata dall’universo! Ho compreso che se ti discosti molto da ciò che la tua anima vuole per evolvere, sei destinato ad ammalarti e anche seriamente!

Ne ho scritto così spesso, perché molte volte le persone mi raccontano la loro storia, e avere una diretta testimonianza di una infermiera che ha assistito molte persone alla fine della loro vita è davvero prezioso.

Chiedo ad Angela se qualcuno l’ha colpita in modo particolare.essenza
“Ricordo la storia di un medico in pensione – mi spiega – che veniva a fare i suoi cicli di chemioterapia per un carcinoma avanzato , completamente solo e con una tristezza infinita nello sguardo, consapevole, come medico, che non ce l’avrebbe fatta…Quello sguardo così triste mi toccava il cuore, e cercavo di rasserenarlo dedicandogli attenzioni nel dialogo e nelle prestazioni sanitarie, che cercavo di umanizzare al massimo, anche se senza molto successo…Purtroppo, quando si ammala un sanitario, che conosce tutta la trafila di sofferenza che lo aspetta, fa molta più fatica ad accettare quanto gli sta accadendo, rispetto a chi non sa niente. Si ritrova con una rabbia feroce per quanto gli è capitato, che non riesce a controllare, fatta di sfiducia totale sui trattamenti sanitari, e un atteggiamento
ipercritico verso il personale. È veramente difficile gestire psicologicamente questa fase distruttiva, ma lui tutto ciò l’aveva superato da tempo, e rimaneva questa resa totale alla malattia, con una tristezza profonda, che ti faceva male al cuore affrontare.”

“Solo una volta, a una mia domanda su come stava, si concesse di dire qualche parola in più, e confessò di soffrire molto per fare le chemioterapie in solitudine, mentre tutti gli altri pazienti avevano qualcuno che gli voleva bene che li accompagnava. Mi disse che aveva due figli grandi all’estero e che, con la moglie, le cose non andavano bene da sempre, a causa del tempo e delle attenzioni che lui non aveva mai avuto per lei e per la famiglia, dando precedenza sempre al lavoro e alla carriera. Nel giro di un anno, l’ho visto morire lentamente, nella più completa solitudine, prima a livello psicologico, poi fisicamente, senza aver compiuto settant’anni, dopo una brillante carriera da internista.”

“Già,” – prosegue Angela – “una carriera brillante, che ora non contava più nulla, perché avrebbe avuto bisogno di amore e vicinanza dei suoi cari, che si sono fatti vivi solo negli ultimi istanti di vita. Ho imparato a non giudicare le scelte delle persone anche in situazioni così estreme. Ho percepito una moglie, una donna, una madre, che si stringeva ai suoi figli e guardava il marito sofferente senza toccarlo, come se fosse un estraneo. L’ho immaginata a casa per anni, a seguire famiglia e figli in completa solitudine, cercando di elemosinare un po’ d’amore da un uomo che la dava per scontata e che non la vedeva come la splendida anima che era.”

IL CAMBIAMENTO DI QUESTA EPOCA

È incredibile come, ascoltando il racconto di Angela, si scopra che, di tutto quello a cui ci è stato insegnato a dare importanza, cioè il lavoro, la carriera, il prestigio, alla fine dell’esistenza non rimanga più nulla. Rimane, invece, la profonda tristezza per non aver dato valore alle cose che contano di più, che, spesso, vengono totalmente trascurate durante gli anni migliori.

Siamo entrati in una fase di grande evoluzione, in un nuovo inizio, in cui la domanda importante da porsi è: “Cosa è essenziale per me? Cosa mi sta dicendo il mio corpo? Quali segnali mi sta mandando?”. Troppo spesso li trascuriamo, invece di accorgerci che, come Angela ci ha così ben spiegato, sono indicazioni preziose, che ci dovrebbero indurre a seguire quello che la nostra essenza vuole, per non trovarci a vivere malattie invalidanti.

È il messaggio che – in modo macroscopico – anche il Covid19 sta portando all’umanità: dobbiamo cambiare strada, e ritrovare ciò che conta davvero, prima che sia troppo tardi!

 

essenzaCome fare? Anche in questo caso Angela ci ha dato un buon esempio da seguire! Si inizia con una decisione, con la scelta di cambiare direzione, di uscire da tutte le situazioni che impediscono di sbocciare e fiorire.
Se sei attento, immediatamente dopo aver preso questa decisione, iniziano ad arrivare le risposte, appaiono i corsi da frequentare, le persone che ti raccontano di qualcosa che ti interessa, le occasioni si manifestano da sole.

Sarà facile? Non credo, altrimenti l’avresti già fatto anni fa! Ma la bella notizia è che la maggior parte degli ostacoli che incontrerai saranno dentro di te. Dovrai smantellare la tranquillità di sentirti bella, brava e buona, facendo quello che voglio gli altri, assecondandoli, seguendo un “sistema” basato sull’infelicità. Dovrai diventare la pecora nera, quella che butta all’aria tutto, e crea qualcosa di nuovo, che non esisteva prima. Dovrai basarti sulle tue sensazioni, sulle tue emozioni, e smettere di seguire le indicazioni delle mente; dovrai ignorare la paura, e andare avanti ugualmente.

Dovrai lasciarti guidare da qualcosa più grande di te, dalla tua anima immortale, dalla tua missione, dalla tua parte divina, che, finalmente, prenderà il comando. Dovrai seguire le sue indicazioni, e procedere, verso l’ignoto. Conservando nel cuore la certezza che è l’unica via verso casa.

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