normalità

“Non torneremo alla normalità, perchè la normalità era il problema.” così stava scritto su un palazzo di Santiago del Cile durante le lunghe proteste che hanno scosso il paese per tanti mesi, e ancora ci sono.

Questa frase torna insistente in questo periodo, in cui stiamo vivendo in quarantena, mentre i contagiati e i morti per COVID19 si moltiplicano.

Stavamo aspettando da decenni un cambiamento radicale, sapevamo che sarebbe avvenuto, ma non sapevamo quanto la trasformazione potesse essere fulminea e irreversibile. A cosa mi riferisco? Alla normalità, proprio, a questa maledetta normalità, che ci ha fatto continuare ad assistere allo scempio, alla devastazione, all’uccisione di milioni di persone.

LA NORMALITÀ UCCIDE

Come mai parlo così? Siamo forse un paese in guerra? Sembrerebbe di no, eppure la normalità prevede, tra le tantissime cose, anche queste:

  • che a Taranto bambini e adulti si ammalino di tumore e muoiano
  • che la pianura padana sia uno dei luoghi più inquinati d’Europa
  • che in Veneto l’acqua sia contaminata dallo Pfas e quindi avvelenata
  • che il sottosuolo della Campania e di altre regioni italiane sia contaminato da scarichi industriali tossici
  • che i mari e gli oceani contengano quintali di microplastiche
  • che i cibi siano pieni zeppi di conservanti, i derivati animali zeppi di farmaci, antibiotici e sostanze chimiche, i vegetali intossicati dagli anticrittogamici
  • che i femminicidi continuino a insanguinare le famiglie
  • che milioni di persone muoiano nel mondo per fame, sete, guerra, ingiustizie…

Mi fermo qui perché tu sai meglio di me quanto questo elenco potrebbe essere lungo, addirittura infinito. Migliaia di scienziati ci hanno avvisato del fatto che la specie umana è a rischio estinzione, eppure nessuno è sembrato intenzionato a fermarsi.

COVID19

È arrivato il virus, e ha colpito le regioni del Nord Italia che producono più scarichi industriali, che hanno l’aria piena di polveri sottili, che vedono i propri cieli solcati ogni giorno da strisce bianche. Può essere un caso? Io non credo!

Le città più colpite sono la provincia di Milano, Bergamo e Brescia, queste ultime sedi decennali delle più grandi acciaierie d’Italia.

In queste località si vive all’insegna del “non ci fermiamo mai”; l’orgoglio più grande è la produttività, il reddito, la capacità di realizzare e di fare incessantemente.

La normalità, in questo caso, è il TOTALE AZZERAMENTO DEL SENTIRE DEL CORPO, il votarsi interamente al lavoro, l’incapacità di fermarsi, anche in caso di malattia, di disgrazia, di lutto.

L’orgoglio (e l’ego), di chi non si ferma mai, prevede una SCONNESSIONE TOTALE DALLA SALUTE, per se stessi e per gli altri. Non è importante vivere serenamente e in armonia con se stessi, è importante andare avanti nella folle corsa produttiva, a qualsiasi costo; a costo di rimetterci la salute, a costo di inquinare e far perdere la salute anche ai propri concittadini, all’ambiente circostante. Questa è la normalità.

L’unico dio a cui si risponde è il denaro, che permette di vivere bene, di avere belle case e belle macchine, e tanta liquidità in banca. Non importa come va a finire, conta essere sempre sul campo di battaglia, farsi trovare alla scrivania, nella fabbrica, quando la morte arriva. normalità

Nessun interesse per la propria Essenza, per ciò che essa desidera e vuole, per le sue inclinazioni, per lo scopo dell’anima, per la propria missione di vita: se nasci qui devi portare avanti il lavoro dei genitori, se c’è una fabbrica la continuità deve essere garantita dalla generazione successiva. Se non vuoi continuare quel mestiere sei un ribelle, una pecora nera, uno che andrà a finire sicuramente male, perché non ha la sua bella gabbia da criceto in cui correre 14 ore al giorno. Questa è la normalità.

La normalità di una nazione che preferisce investire centinaia di milioni di euro in spese militari, lasciando indietro la sanità, la cultura, la scuola, e il benessere dei propri cittadini, in quella che Gino Strada ha definito “criminalità sociale”.

Il virus costringe a fermarsi, a guardarsi dentro, a restare con se stessi; chi non riesce a stare fermo, a lungo andare, rischia di scoppiare. Per poter andare avanti è necessario trovare la propria tranquillità e armonia interiore, risolvere i propri vissuti rimossi, diventare consapevoli delle situazioni e delle relazioni che stiamo trascinando avanti faticosamente, e SCEGLIERE DI CAMBIARE.

L’IMPORTANZA DELLA SALUTE

In questa normalità non sono mai riuscita a star dentro, anche se ci ho provato per decenni. Ho sposato un uomo completamente votato al lavoro e totalmente assente come compagno e come padre, dedito al tentativo costante di farmi diventare come lui, d’indurmi a mettere al primo posto l’azienda e il lavoro, ma non c’è stato verso. Ho preferito diventare la pecora nera, piuttosto che adeguarmi e rinunciare alla salute.

Oggi il virus ci costringe a fare i conti con noi stessi, con quelle “sintomatologie pregresse” che spalancano la strada al virus, gli danno la possibilità di bruciare in pochi giorni dei corpi, strappandoli a quella vita in cui ci si era dimenticati di sé.

Lavorando con le persone mi trovo spesso ad ascoltare qualcuno che mi dice che è infelice, ma non sa cosa vuole; sta facendo un lavoro che non gli piace, ma non può deludere tutti cambiandolo; sta andando avanti senza SENTIRE niente se non fatica, sofferenza, difficoltà, paura. Una normalità in cui la maggior parte delle persone è preda di ansia, panico e stress, in cui la malattia è l’unica conseguenza possibile dell’insoddisfazione, in cui il consumo di psicofarmaci e di droghe sono elevatissimi, perché correre si deve, ma serve qualcosa per poter continuare a farlo.

CAMBIO DI PARADIGMA

Chi è realmente in un cammino spirituale è sempre alla ricerca del modo di sfuggire a questo sistema alienante, che si basa sull’assenza di vitalità, sulla malattia prolungata e sulla morte dell’anima prima ancora che del corpo. Non si può cercare il risveglio senza accorgersi di essere manipolati, di far parte di un gregge a cui vengono indotti bisogni e consumi che non sono destinati a creare felicità. Una società che si basa sull’infelicità ha già fallito.

Le cose accadono, ma chi trovano ad attenderle? Chi sei tu?  

Da diversi anni scrivo del fatto che non è possibile continuare a basare la nostra vita sulla sofferenza, e che il salto quantico di cui tanti parlano è dato dal sostituire la sofferenza con la GIOIA. Una vita che vale la gioia e non la pena: questo ho voluto realizzare per me, questo dovremmo realizzare come società e specie umana.

Un cambio di paradigma che ognuno deve realizzare per sé, e che, come sta probabilmente sta accadendo, quando una moltitudine abbastanza vasta di individui sarà pronta, compiremo come specie. In questo salto cosmico molti si arrenderanno e non ce la faranno, e tantissime anime rinunceranno, perché non hanno energia e forza sufficiente per farlo. La similitudine con il COVID19 è evidente, perché solo chi ha un fisico abbastanza forte e privo di sintomatologie pregresse riesce a sopravvivere bene, pur essendo, magari, positivo e asintomatico.

TUTTO CAMBIERÀ

Dalla quarantena, molti invocano la normalità, non vedono l’ora di tornare a uscire e fare la vita di prima. Altri, invece, si rendono conto di quello che accadrà nei prossimi mesi, e sanno che niente potrà tornare a essere come prima. Se le mie parole non ti convincono, vai ad ascoltare ciò che dice il prof. Paolo Mieli (Cesare Cremonini ha condiviso una sua intervista illuminante), uno storico che ha parlato di ciò che è sempre avvenuto dopo una pandemia, e che, inevitabilmente, accadrà anche dopo questa. In realtà, dopo aver attraversato lo sconvolgimento di tutto ciò che conosciamo, ci aspetta una vera età dell’oro, ma di questo parleremo più avanti!

Ci sono persone che se ne rendono conto, altre che continuano a fare finta che la “normalità” possa ritornare. La differenza la fa il livello di coscienza in cui ti trovi, e quante illusioni vuoi evitare di lasciar andare. Chi ha già rinunciato alla maggior parte di esse, chi si è liberato delle zavorre inutili e pesanti, chi ha compiuto un lavoro su di sé da molti anni, è sicuramente avvantaggiato, è più libero da condizionamenti e paure relative al futuro.

QUANDO FINIRÀ?

Non c’è una data ipotizzabile; diciamo che c’è moltissimo da trasformare, e che, forse, ciò avverrà in tempi molto più brevi rispetto a quelli che possiamo immaginare. L’Universo sta agendo, le Forze Superiori stanno facendo il proprio lavoro, e noi possiamo solo affidarci a Loro.

Per quanto mi riguarda, ho questa certezza: finirà quando la maggior parte delle persone che sopravviveranno avranno imparato a DARE AL PROPRIO RESPIRO L’IMMENSO VALORE CHE HA.

normalitàFinirà quando la Vita sarà stata nuovamente riconosciuta dalla specie umana come il Dono più grande. Quando guarderemo al Cielo e lo benediremo, contempleremo l’azzurro limpido del giorno e ne gioiremo; guarderemo le stelle brillare nella notte e ce ne innamoreremo. Quando torneremo a dare al Sole il suo posto centrale, quando sapremo celebrare ogni giorno la sua venuta, e ci addormenteremo quando calerà. Quando seguiremo i cicli della Luna riconoscendo i  nostri stessi cicli, e balleremo per celebrarli. Quando accoglieremo l’Acqua come il Dono inestimabile che rappresenta, la gusteremo, la berremo con beatitudine, la utilizzeremo come il più sacro dei regali, con accortezza e parsimonia. Quando benediremo la Terra a ogni passo che compiamo sul suo suolo, quando la ringrazieremo con amore per tutto quello che ci offre generosamente, quando la tratteremo con il rispetto dovuto alla Sacra Madre di tutti noi. Quando realizzeremo, finalmente, il Fuoco Sacro della passione che ha spinto la nostra Anima a incarnarsi, a venire qui, per compiere una Missione irrinunciabile; quando ascolteremo la nostra Essenza e ci faremo guidare da lei, per diventare, finalmente, Noi Stessi.

Finirà quando ci sveglieremo dal sonno millenario, e ci accorgeremo di vivere nel Paradiso Terrestre, e ricominceremo a celebrare e onorare la Vita che abbiamo scelto di incarnare su questo Pianeta.

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