PATTO INFANTILE

Il patto infantile è un accordo inconscio con cui il bambino si impegna a salvare dal dolore i suoi genitori, sacrificando per questo anche la sua stessa vita.

Scrivere di questo argomento mi sembra importantissimo, in questo momento, quando siamo chiamati alla trasformazione che il Mondo Nuovo richiederà, e, per farlo, dovremo rinunciare agli accordi che abbiamo preso inconsciamente con i nostri avi, poiché il futuro che ci attende si crea su paradigmi completamente diversi dai loro.

Ognuno di noi ha percepito, con la straordinaria sensibilità del bambino che siamo stati, la sofferenza dei propri genitori; quasi sempre uno dei due stava più male, la madre o il padre. Il potentissimo amore del figlio cerca – come può e immagina possibile – di riportare in circolo l’amore dei genitori, tentando di guarirli, in modo che possano tornare ad amarlo come vorrebbe e ha bisogno.

Quando un bambino non si sente amato, la conseguenza inevitabile è il patto, e questo accordo inconscio continua a esistere anche dopo la chiusura del Movimento Primario, e condizionerà tutta la sua vita da adulto.

IL BISOGNO D’AMORE

Se la madre è assente o non connessa all’energia della Grande Madre, o dopo aver vissuto un trauma, il bambino si chiude nei confronti del Movimento Primario, e tenta una strategia per tornare nuovamente a essere amato. Sia il patto sia la chiusura derivano dallo stesso vuoto, dall’immenso bisogno del bambino di ricevere tutto l’amore che gli serve per crescere.

La sconnessione dall’energia della Grande Madre ha fatto sì che moltissime donne vivessero la propria gravidanza senza il contatto con la Fonte, partendo quindi da uno spazio di bisogno e mancanza, anziché di pienezza. Questa stessa sconnessione la vive anche il figlio, che cerca poi di colmare il vuoto della madre, sin dai primi anni di vita, con il patto infantile.

La Grande Madre è sempre lì, sempre disponibile, sempre esistente per ognuno di noi; il suo flusso è vitale, potente, ricco e abbondante. Lei vuole essere cercata e trovata, e quel vuoto, senza che ce ne rendiamo conto, è un richiamo che spinge verso di lei. In quel movimento inconscio siamo guidati verso Casa, verso la ricchezza e la pienezza della nostra Essenza, che chiede di manifestarsi per renderci davvero felici.

patto infantileNel patto infantile c’è lo scambio dei ruoli, il figlio si sostituisce ai genitori, e inizia a prendersi cura di loro, cerca di accontentarli, di fare il bravo bambino, di mettere a tacere le proprie inclinazioni naturali, per non disturbare la mamma e il papà. Dopo i primi tentativi di manifestare la propria Essenza, cui fanno seguito le sgridate e le sculacciate per imporre l’educazione, il bambino rinuncia a Sé. Deve adeguarsi, non c’è un altro modo di sopravvivere; quando hai uno o due anni, devi per forza accettare le idee e le convinzioni dei genitori come buone anche per te.

Il bambino si rende conto che la mamma è triste, stanca, sola, disperata, e fa del suo meglio per cercare di rallegrarla, renderla felice, aiutarla. Questo tentativo è sempre un modo per avere indietro la mamma che vorrebbe, quella serena e tranquilla, in grado di coccolare e riempire d’amore il proprio bambino.

LE RELAZIONI DELL’ADULTO REPLICANO LO SCHEMA

Si può amare moltissimo, e si può farlo partendo da un bisogno enorme, oppure da uno stato di grande pienezza. I risultati che otterremo saranno completamente diversi: quando si parte da uno stato di bisogno, ciò che si ottiene è mancanza, perdita e riproduzione del bisogno. Lo schema originario che ha creato questo risultato è il patto infantile; quello di nostra madre e nostro padre con i propri genitori, prima ancora del nostro.

La ricerca costante di riempire quel vuoto, che neppure sappiamo di avere, ci farà innamorare di persone che, a loro volta, hanno quel vuoto, e non potendo riempire il proprio, men che mai potranno riempire il nostro.

Nel “pensiero magico” del bambino, come lo definisce Bert Hellinger, egli crede che potrà essere amato solo diventando simile ai propri genitori, per questo segue inconsciamente l’esempio della madre e del padre e, senza accorgersene, duplica anche la loro sofferenza. Il patto infantile è un vincolo di fedeltà, di lealtà assoluta verso i genitori e, se da adulto il figlio cercherà di romperlo, per seguire la propria strada, i sensi di colpa potrebbero essere tanto forti da bloccarlo.

LA RINUNCIA ALLA FELICITÀ

Ho conosciuto molte persone che hanno iniziato un percorso e, nel momento decisivo, quando erano costrette a scegliere se liberarsi da una situazione pesante e infelice, spesso un rapporto di coppia in cui venivano rivissute le dinamiche tra la madre e il padre, hanno preferito rimanere nell’infelicità, e rinunciare a se stessi. In questo modo le donne rimangono fedeli alla propria madre, che hanno visto soffrire per tutta la vita, e perpetuano il suo accontentarsi, la sua rinuncia ad avere una vita piena, per adattarsi alle esigenze del marito. In questo modo gli uomini restano legati a una moglie depressa, sempre scontenta, per essere leali nei confronti della propria madre, e non concedere a sé ciò a cui ella ha dovuto rinunciare.

Nella scelta dell’adulto che preferisce astenersi dalla felicità, per restare fedele alla sofferenza dei genitori, c’è ancora tutta la rassegnazione del bambino interiore, che ha dovuto accettare la situazione in cui si trovava, e la sua disperata paura di perdere definitivamente l’amore dei genitori. Scontentarli, uscire dalla gabbia delle limitazioni che si è auto imposto (da piccoli non lo si capisce, ma da adulti la scelta diventa una tentazione continua e una possibilità concreta), cercare di manifestarsi pienamente e credere di avere diritto alla felicità, malgrado la sofferenza dei genitori, sono tutte rivoluzioni che minacciano il perpetuarsi dei paradigmi ereditati da generazioni.

Molti rinunciano e, come ho già scritto diverse volte, in questo modo aprono inconsapevolmente la porta alla malattia e, infine, alla morte. Rinunciando a se stessi e alla propria felicità si paga un prezzo molto alto, poiché la fedeltà al genitore prevede anche di fare la sua stessa fine.

Ho aiutato molte persone a rompere questo patto infantile, a trovare il modo di amare i propri genitori e onorarli anche senza replicare la loro infelicità; è importante ricordare che la possibilità di tornare in contatto con il flusso pieno e abbondante della vita è sempre possibile, anche dopo aver rinunciato molte volte! 

DOPO LA PANDEMIA

PATTO INFANTILECome ho scritto all’inizio, ho trovato indispensabile scrivere di questo proprio ora, mentre, nella mia regione, la Lombardia, un numero elevatissimo di anziani sta concludendo la propria vita in modo veloce e terribile, a causa del COVID 19. Questa ondata di sofferenza ci sta investendo, e noi possiamo reagire in diversi modi, il più automatico dei quali è restare fedele a loro, alla loro vita di sacrificio e di impegno profuso nel lavoro, nelle rinunce, nella dedizione assoluta verso la creazione di risparmi e sicurezze materiali.

La rivoluzione di questa epoca – anche di questo ho scritto a lungo – prevede che trasformiamo il paradigma di una vita basata sulla sofferenza, per abbracciare una vita che vale la gioia e non la pena. Per poterlo fare dobbiamo diventare consapevoli del nostro patto infantile, di come abbiamo perpetuato la scontentezza nelle nostre esistenze, rinunciando alla felicità.

Come sarà possibile farlo, nel prossimo futuro, quando dovremo affrontare una pesantissima crisi economica, e le nostre certezze saranno completamente dissolte?

La risposta sta nella nostra ESSENZA. In ciò che siamo realmente, in ciò che siamo venuti a fare su questo pianeta, nella nostra missione di vita. Se siamo qui, proprio in questo momento storico, non è un caso. Siamo qui per un motivo, e potremmo essere venuti proprio per agevolare questo passaggio epocale; la nostra opera potrebbe essere utile e benedetta.

Moltissimi di noi hanno compiuto percorsi olistici, hanno fatto molto per sé, hanno acquisito competenze e discipline per aiutare gli altri: in questa ricerca del nostro benessere si è creato il nostro ESSERE, quello che è andato OLTRE la sofferenza, e ha cercato in molti modi di lasciarsela alle spalle.

Nel nostro ESSERE e nella nostra ESSENZA dobbiamo porre tutta la nostra fiducia: quando sappiamo cosa ci fa stare bene e ci rende felici, scopriamo anche quanto sia semplice ed ESSENZIALE raggiungerlo; non si tratta di cose complesse, ma di cose molto basilari e SEMPLICI.

Nella schiavitù dei nostri nonni e genitori abbiamo conosciuto il dovere, la rinuncia e il sacrificio, nel nome del benessere, della posizione sociale, del consumismo.

A noi tocca conquistare quello che è ESSENZIALE, tornare alla semplicità delle piccole cose, riconquistare ciò che rallegrava le nostre ore da bambini, sia che fossero lavori manuali, che disegni o dipinti, che camminate o corse nei prati. Il resto, quello che ci serve per vivere, ci verrà dato in aggiunta, se impareremo a restare fedeli a noi stessi, e a mettere la nostra vita al servizio di chi vuole imparare come fare altrettanto. E, in questi rivoluzionari paradigmi del Mondo Nuovo, scopriremo di poter ringraziare e onorare i nostri genitori molto di più vivendo nella gioia che non nella sofferenza.

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